Non esiste una vera e propria legislazione in merito e quindi tutte le modalità con cui la pranoterapia viene svolta, sono purtroppo lasciate alla morale privata degli operatori del settore. Va tuttavia evidenziata la necessità di ricorrere almeno a una base di deontologia professionale da seguire, per garantire ai pazienti, il rispetto dei propri diritti e agli operatori, di essere classificati realmente nella categoria dei professionisti. Inoltre il pranoterapeuta potrà consultarsi con il medico e in base alla raccolta di notizie riferite alla relativa diagnosi decidere come e dove operare sul corpo del paziente.
Il primo incontro
E’ determinante per stabilire un rapporto con il paziente, il colloquio iniziale, durante il quale il pranoterapeuta ha la possibilità di indagare, sentendo con le proprie mani e di mettere a fuoco la persona in base ai vari tipi di sintomi. Va’ ricostruito l’itinerario della malattia e delle cure fatte, le sue abitudini di vita. La malattia è la vita di una persona, ricordiamolo, la vita è la sua malattia. Di norma il paziente parla volentieri, oppresso dal fardello del suo malessere ha bisogno sempre perciò di trovare sostegno e comprensione. Quindi occorre lasciare sufficiente spazio a quel momento di confidenza personale, che getta le basi del legame terapeutico. E’ opportuno informare il paziente sul fatto che la cura consiste in una terapia di applicazione mediante applicazione delle mani e che, in caso di situazione cronica, potrebbe verificarsi un peggioramento iniziale. Non vale la pena, tuttavia, dilungarsi nel descrivere anticipatamente quali possano essere le reazioni soggettive individuali, per non facilitare suggestioni. Al paziente, vanno consigliati un’atteggiamento e uno stile di vita che favoriscano la buona riuscita del trattamento (come ad esempio una corretta alimentazione, un sufficiente riposo, insomma un modus-vivendi adeguato). Il pranoterapeuta , di volta in volta, tra una terapia e l’altra, chiederà di essere aggiornato su tutte le variazioni che si verificheranno durante il ciclo di terapia.
Tecnica pranoterapeutica
Ogni pranoterapeuta può avere o preferire una propria personale tecnica, che viene elaborata o in base all’esperienza o alle proprie capacità personali (in taluni casi, per certi pazienti che presentino determinate patologie, occorrono trattamenti specifici). Nell’esercizio delle sue funzioni, il pranoterapeuta generalmente opera con le mani a contatto col corpo del paziente per ottenere migliori risultati, affinché avvenga la massima interazione energetica ( scambio di energia pranica). Tariffa delle prestazioni: è lecito che un pranoterapeuta riceva un compenso fisso per le sue prestazioni, al pari di un operatore sanitario.
Numero delle applicazioni
Il numero delle applicazioni è un elemento molto variabile, dipende dal pranoterapeuta in base alle proprie e varie esperienze acquisite. Ordinariamente per patologie comuni, il ciclo terapeutico può essere costituito da 10-15 sedute. E’ importante decidere altresì un ciclo ulteriore che entrerà a far parte della terapia di mantenimento… Tempi di applicazione a seduta: normalmente varia dai 20 ai 30 minuti. Tuttavia in base alle necessità del malato, questi tempi possono variare.
Rapporti con il paziente
Il pranoterapeuta, ha il dovere di fornire informazioni chiare e dettagliate sull’efficienza e sui limiti della pranoterapia, evitando di creare false aspettative. – accertare le motivazioni e valutare la possibilità di un trattamento biopranoterapico. Essere sempre professionale, ma al contempo instaurare un rapporto di fiducia con il paziente – rifiutare casi in cui il trattamento sarebbe inutile eventualmente indirizzando verso colleghi più competenti – interrompere il trattamento se dopo un certo numero di sedute non si riscontrassero miglioramenti. Segreto professionale: costituisce per il pranoterapeuta, come per il medico consulente, un obbligo tassativo che va’ mantenuto e salvaguardato in ogni momento.